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Cabinet PC speciale autocostruito da Stefano Pederzani

Di Stefano Pederzani. Pagina aggiornata: 29/01/2014


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L'altra pagina web che ho pubblicato in questa mia area personale del sito ha stimolato una persona a commissionarmi la costruzione di un cabinet speciale.
Era il dicembre 2013, e sono stato innanzitutto onorato della richiesta, e poi entusiasta di accettare la sfida.
Al termine del lavoro, la soddisfazione è stata grande per entrambi, e sono fiero di mostrare le immagini e raccontare questa bella esperienza.

L'idea

Il committente aveva in testa un'idea precisa: realizzare un cabinet che contenesse DUE personal computer.
Non è stato banale decidere la disposizione dei moduli per fare sì che il raffreddamento necessario ai vari componenti e la limitazione dell'ingombro trovassero una soluzione esteticamente piacevole.
Le altri componenti prevedevano l'inserimento di almeno dodici hard disk da 3'1/2 e di una unità normalmente esterna con interfaccia USB che ne può contenere altri 4. Tuttavia il cliente ha chiesto di non inserire né unità ottiche (userà un dvd esterno), né floppy (che sono obsoleti), ma neanche prese USB frontali che di fatto sostituiscono detti floppy drive.
La summa delle richieste ha quindi portato ad un ingombro interno normale, perché si aggiungono molti dischi, ma si tolgono altre cose, compensando lo spazio.

Ma ecco la ciliegina sulla torta: pulsanti di accensione, di reset e 4 prese USB dovevano essere installate su di un telecomando a filo per controllare i due sistemi a 3 metri di distanza.

Il progetto

Il modo più compatto per realizzare un cabinet doppio è quello di piazzare i moduli contenenti le due schede madri in alto e posteriormente, affiancate.
Se si concepisce un secondo livello, questo deve essere per forza inferiore al primo, perché la parte alta delle schede madri deve essere aerata, e quindi coperta unicamente da una lamiera traforata, che chiameremo semplicemente "griglia".
Suddividendo i componenti du due piani possiamo mettere i due alimentatori al piano inferiore, proprio sotto le schede madri. Il cabinet quindi viene largo quanto le due schede madri, limitando molto la larghezza. La differenza con il singolo cabinet desktop, è che in quello l'alimentatore risiede a fianco, visto che ha un unico piano.
Così facendo la larghezza interna veniva limitata a 320+320=640mm.
Il piano inferiore può contenere anche tutte le unità a disco, visto che queste richiedono di stare sul davanti, ma ponendole allo stesso piano delle schede madri si andrebbe a sommare la loro profondità. Questa non è trascurabile, perché oltre ai 150mm di un hard disk da 3'1/2 bisogna calcolare almeno altri 30mm per le prese posteriori. Inoltre l'unità esterna, provvista di un proprio alimentatore posteriore, va inserita a fianco degli hard disk interna. Diventa insomma interna, ed ha una profondità ancora maggiore.
Piazzando i dischi al piano inferiore abbiamo fatto in modo che le schede madri li coprissero in parte, ma abbiamo limitato la profondità a 400mm esterni.
Facendo gli opportuni calcoli delle altezze necessarie a realizzare i due piani, la conclusione è che una altezza di 300mm esterni sono sufficienti.

Schizzo misure minime:

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Schizzo cabinet completo:

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Per quanto riguarda il telecomando il problema si divide in due parti. I cavi USB non sono un grosso problema ed esistono giā cavetti con femmina da pannello che si fissa con due viti. Si tratta di prendere cavi lunghi e connetterli alle prese USB posteriori sulle schede madri.
Per trasmettere gli impulsi di accensione e reset occorre invece costruire una pulsantiera, collegarla ad una presa, ma questa deve essere compatibile con un cavo che esista in commercio.
Poiché dopo alcuni esperimenti l'unità con 4 hard disk da inserire sembrava rispondere all'impulso di un normale pulsante power-on da PC, si è deciso di portare 3 (tre) pulsanti di power on e 2 (due) di reset sul telecomando. Questo richiede 10 (dieci) fili, due per ciascun pulsante. Purtroppo il cavo seriale non è adatto né sufficiente allo scopo. Questo perché il connettore utilizza soltanto 9 contatti, ma soprattutto perché in realtà ne sono connessi soltanto tre. Inoltre credo che abbia l'input scambiato con l'output da un capo all'altro.
Dopo aver studiato su internet i contatti di una presa monitor, visto che sapevo che il cavo &eagrave; "dritto" (ossia non ci sono scambi di contatti da un capo all'altro), ho trovato conferma di questo, ed ho identificato i contatti collegati. Quasi tutti. Il cavo monitor si trova in commercio a prezzi accessibili ed in diverse lunghezze, quindi tutto a posto.
Ho acquistato su internet alcune prese monitor a saldare e costruito i due lati del telecomando. I pulsanti sulla pulsantiera, collegati alla presa monitor per la scatola del telecomando, e i cinque cavetti bipolari lato cabinet, saldati sull'altra presa che qui veniva installata.

Primo schizzo del telecomando:

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Secondo schizzo del telecomando:

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La realizzazione: il cabinet

Per prima cosa ho ritagliato da due cabinet tower standard la parte che contiene la scheda madre. Nei miei cabinet utilizzo un modulo costruito da me, ma è concepito per contenere una scheda madre MicroATX (244x244mm) che è un po' più piccola dalla ATX standard (244x297mm). Questi cabinet la contenevano di sicuro, anzi qui sta comodamente.

I due moduli scheda madre ritagliati dai tower. Questi staranno nel piano superiore del dabinet doppio.

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Ecco le varie fasi della costruzione del cabinet. Ho unito uno scaffale in lamiera 400x700 con due scaffali 300x400. In realtà non ho potuto reperire i 300x400, così ho acquistato un 300x900 e l'ho tagliato in due. Con l'eccedenza (l'ho preso lungo 900 non 800) ho ricostruito la piega mancante posteriormente.

Ho assemblato due montanti orizzontali davanti e dietro per appoggiare i moduli scheda madre. Al piano inferiore ho verificato lo spazio dell'alimentatore (nella foto un vecchio AT, ma le misure sono le stesse di quelli ATX).

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Mi piace. Un profilo di alluminio 30x15x1,5 copre giusto giusto lo spessore degli scaffali sul davanti. Qui ne ho appoggiato uno per vedere l'estetica.

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Ecco il retro con uno dei due alimentatori. Negli spazi vuoti ci sono due griglie su cui verranno montate due ventole da 80mm analoghe a quelle interne degli alimentatori. In questo modo il piano inferiore, pieno di dischi sul davanti, viene raffreddato dal retro tramite 4 ventole. La griglia a destra è necessaria perché corrisponde alla sinistra frontale, dove va l'unità da 4 dischi che ha una profondità incompatibile con l'alimentatore.

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Ecco i due fascioni anteriori in lamniera zincata. Si tratta di espansioni da 100mm di larghezza per scaffali modulari.

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Qui vi consiglio di ingrandire: sono stati aggiunte due piccole lamiere forate per il fissaggio degli alimentatori. I fori sono compatibili con gli alimentatori AT/ATX 150x85mm montati dritti o ribaltati. Questo perché a seconda del costruttore il dritto ed il rovescio cambiano. Sugli alimentatori da 500 watt è presente una ventola superiore da 120mm per ulteriore raffreddamento. E questa deve stare per forza in alto. Quindi poter montare l'alimentatore come è opportuno è fondamentale.
Dovendo alimentare molti dischi, sicuramente saranno scelti alimentatori da almeno 500 watt.

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Qui si vede la griglia (lamiera traforata zincata) rivettata al profilo di alluminio. Nella parte basse essa si incastra tra il profilo inferiore (dello stesso tipo a quello a cui è fissata in alto) e lo scaffale del pavimento.

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Ecco finalmente il cabinet chiuso. È tutto ad incastro: non ci sono viti per chiuderlo o aprirlo.
Ma molte cose devono ancora essere fatte.

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Ecco la griglia del coperchio, fondamentale per un completo raffreddamento della scheda madre. L'unica volta che non ho utilizzato questo sistema, ho fuso il PC.
Si tratta di un doppio coperchio, composto da due rettangoli con pieghe ad ogni lato. Le pieghe che si trovano al centro, imbullonate insieme, lo irrobustiscono, e si incastrano nella parete divisoria.

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Ed ecco il coperchio chiuso. Anche qui l'incastro è perfetto e senza viti.
Le prime volte è un po' duretto, ma dopo 5-6 volte che si apre e chiude si adatta da solo. Una volta consegnato il cabinet, lo avrò già aperto e richiuso 5-6 volte, e sarà perfetto.
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Ecco la foto dal retro (a coperchio chiuso) con le due ventole montate e la presa di alimentazione per l'unità aggiunta. Ho costruito una specie di prolunga tagliando un cavo di alimentazione e saldandolo ad una presa maschio da pannello di recupero.

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C'è stata un po' di indecisione sul modello di cestello dischi da montare sul pavimento.
Non sono riuscito a trovare in commercio cestelli a pavimento, che il cliente avrebbe acquistato volentieri. Altrettanto volentieri li ho costruiti io.

Il protipo del cestello 5 dischi a pavimento con un disco montato a scopo dimostrativo.
Il modello prevede di infilare il disco dal davanti e avvitare 3 viti dall'alto. Sono sufficienti anche due viti, ma forse anche una sola.

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Dopo l'approvazione del prototipo da parte del committente, ho provveduto a costruirne altri due ed ho proceduto al montaggio, tenendo a sinistra lo spazio per l'unità aggiunta.
Sfortunatamente, mi sono accorto che il cabinet così come si apriva rendeva impossibile montare i dischi nei cestelli, che richiedono di avvitare le viti dall'alto.
Ho quindi rimosso il fascione anteriore di lamiera zincata e l'ho accorciato ai lati perché si incastrasse infilandosi trai montanti. Poi l'ho unito al profilo di alluminio che avevo rivettato alla griglia, creando un frontale apribile più alto. A quel punto, rimanendo scoperte le parti alte dei montanti, ho allungato il profilo che le copre, come si vede meglio nelle foto a cabinet aperto.

Il cabinet aperto completamente sul davanti con i 3 cestelli da 5 dischi montati.
A sinistra lo spazio esatto per l'unità aggiunta (ancora assente).
Si notino i profili di alluminio che coprono completamente lo spessore degli scaffali verticali, fino a toccare il fascione zincato superiore.

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Ecco anche l'unità aggiunta.

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Il cabinet chiuso. È anche più bello di prima, perché il fascione anteriore risulta completamente incorniciato.

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La realizzazione: il telecomando

Ecco le varie fasi di realizzazione del telecomando.

La scelta dei pulsanti. Quelli rossi sono troppo grossi, anche annegandoli nella lamiera, sono grandi quasi come la moneta da 10 centesimi.
Quelli neri piccoli invece vanno bene, annegati.

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Ecco il sottopannello della pulsantiera. È necessario per poter annegare i pulsanti nella lamiera esterna del telecomando. Ci sono 4 distanziatori neri in corrispondenza dei fori per le 4 viti che lo fisseranno al pannello.
Abbiamo agli estremi i pulsantini neri di power-on per i due PC, mentre al centro quello di power-on per l'unità aggiunta. Mediani i due pulsanti di reset, di tipo "invisibile".
I pulsanti di power-on, una volta avviato il PC, possono spegnerlo soltanto se si tengono premuti per 5 secondi, e l'unità aggiunta si comporta nello stesso modo. I pulsanti di reset, invece, al primo tocco riavviano il PC, quindi è meglio non toccarli inavvertitamente.

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Qui si vede il particolare per incastrare le femmine USB dei cavetti che hanno la femmina da pannello da un capo soltanto. Non sono riuscito a trovarne con la femmina da pannello da entrambi i capi, e guardate cosa mi è toccato di costruire!
Tutto accuratamente misurato.

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Ecco tutte e 4 le femmine. Le distanze tra loro sono state aumentate per permettere la connessione con cavi USB che hanno un connettore più largo. Ho dovuto quindi occupare tutto il lato lungo del telecomando, e quindi la presa monitor sarà collocata sopra.

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Ecco la seconda parte del lato, con lo scasso ed i fori per la presa monitor.
Fortunatamente lo spessore è necessariamente alto per via delle femmine da pannello poste in piedi, che necessitano di 45mm.

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Il modulo prese USB nel pavimento del telecomando.

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Ecco montato il lato del telecomando sul modulo USB ed il pavimento. Le prese USB sono completamente inscatolate.

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Questo è il coperchio del telecomando.

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A questo punto fissiamo le femmine da pannello spessorandole opportunamente perché risultino abbastanza annegate. Il costruttore dei cavetti ha previsto uno spazio di parecchi millimetri tra il dado di fissaggio e la femmina, nonostante già il connettore permette l'entrata del maschio tenendolo fuori di 2-3 millimetri.
Viene fissata la pulsantiera con 4 viti, e la presa monitor al relativo scasso.
Non ho la foto della sua gemella nel cabinet, ma è la stessa cosa: le viti sono delle dado-viti da 2,5mm che permettano alle viti del connettore del cavo di avvitarsi e fissarsi proprio come in un PC o in un monitor.

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Ecco il telecomando completato.
In alto i 5 pulsanti controllo, in basso le 4 prese USB.
Lo spazio ampio a destra è dovuto alla copertura del lato con le prese.

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Ecco il lato con le prese, completamente incassato.
Scusate il ditone.

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Indice realizzato da Stefano C.L. Pederzani.
Indice aggiornato al 29/01/2014. Per ogni informazione scrivere a:
stefano.pederzani@tiscali.it




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